Si può diventare autorità, ma l'autorevolezza è tutt'altro!
E’ di qualche giorno fa la notizia che dal Consiglio dei Ministri è giunto il via libera al DPR sulla Riforma delle Professioni.
Si va verso, in altre parole, alla realizzazione della cosiddetta “liberalizzazione graduale dei servizi professionali […] per giungere senza traumi ai livelli standard di competitività europei” (di cui la nota del sottoscritto “Che si vada per…Monti”) pianificata dall’allora Commissario Europeo nonché attuale Presidente del Consiglio, sen. Mario Monti.
Chi condivide le nostre posizioni è pienamente edotto sulle difficoltà che a tutti i livelli si incontrano quando si tenta di far comprendere la necessità di provvedere all’abbattimento di qualsiasi barriera anticoncorrenziale nonché delle rendite di posizione per poter sperare in un futuro migliore.
Per fortuna, nonostante tutto, i nostri sforzi, relazioni, incontri sono continui, con riscontri ed accoglimenti positivi, motivando ancora di più ad approfondire e a monitorare la situazione, sempre e solo a sostegno della categoria.
Ricordate che sono anni che sosteniamo che l’obbligatorietà della polizza assicurativa, la formazione continua e permanente attraverso corsi di aggiornamento a pagamento (gestiti dagli Ordini), in questo scenario, non erano altro che vessazioni ulteriori a danno dei più deboli, tendenti solo ad irrigidire ancora di più il mercato, incrementando, altresì, i poteri degli apparati consolidati?
Ebbene, le nostre proposte sono state, in grossa parte, recepite dal Governo.
Infatti, il DPR prevede nell’ordine:
1. la proroga di un anno della polizza assicurativa (13 agosto 2013);
Ciò significa che per almeno un altro anno (ma se si analizzano le congiunture ci sono ottime possibilità che questo spauracchio sia allontanato ancora per molto tempo), in assenza, a qualsiasi livello, di una sana e rigenerante politica di distribuzione e rotazione di incarichi, non è necessario versare un ulteriore contributo (che si va ad aggiungere agli altri già sostenibili a fatica), per “coprire” eventuali rischi professionali.
Fino ad ora, il professionista era tenuto alla stipula di una polizza nel momento in cui era chiamato a svolgere un incarico pubblico di una certa entità.
Sull’argomento mi sovviene una domanda: come mai adesso diventa obbligatoria la polizza? I professionisti di prima erano più capaci o quelli di oggi sono meno preparati? Improvvisamente, è venuto in mente che anche il committente privato deve essere “tutelato” oppure è più verosimile pensare che è necessario spremere ancora di più il professionista, in modo da colpire i più deboli lasciando spazi ai soliti noti?
2. la formazione è sì obbligatoria, ma non ad esclusivo appannaggio degli Ordini: i corsi, infatti, potranno essere erogati anche da altri soggetti ed associazioni, con l’autorizzazione dei Consigli Nazionali ed il vincolante parere del Ministero della Giustizia.
Gli Ordini non possono avere l’esclusiva sulla formazione che è delegata, altresì, anche ad associazioni.
Un risultato importante per un altro vecchio cavallo di battaglia che ci ha sempre visti fare fronte comune con l’Antitrust sulla necessità di offrire un ventaglio di opportunità più variegato, dove, a parità di requisiti, si possano confrontare le migliori possibilità di crescita professionale.
Riteniamo, però, che non si debba abbassare la guardia: è fondamentale che gli enti formatori (siano essi Ordini o associazioni) organizzino una varietà di corsi a titolo “gratuito” per garantire il livello standard di formazione e scongiurare, in maniera definitiva, lo spettro di ignobili discriminazioni economiche (chi ha la possibilità di seguire corsi a pagamento può continuare ad esercitare, chi, invece, ha difficoltà nel sostenere altri esborsi, viene sottoposto a procedimento disciplinare).
Quest’ultimo punto è trattato in maniera più esaustiva nella nota: “Non è più il tempo di tergiversare. Ne vale il futuro di tutti.”
Come si vede, i fatti dimostrano l’autorevolezza delle nostre riflessioni; peccato che l’Ordine di Napoli, dopo la lodevole iniziativa di istituire un tavolo tecnico sull’argomento, abbia preferito far languire nel cassetto i risultati delle proposte (che approvate in Consiglio, avrebbero potuto essere consegnate al Consigliere Nazionale di riferimento per discuterne a Roma).
Un’occasione sprecata non solo per creare sinergia tra iscritti, Ordine provinciale e nazionale, ma per dare un segnale forte di cambiamento a sostegno della categoria.
Per il momento mi fermerei qui. Termino questa prima analisi con la considerazione che ci inorgoglisce più di qualsiasi riconoscimento: si può diventare autorità, ma l’autorevolezza è tutt’altro!