La lobby dei poveri.

Su «la Repubblica» di oggi (4 gennaio 2012) è apparso un articolo interessante, a firma di Alessandro De Nicola (pagg. 10 e 11).

Innanzitutto è riportato il numero degli iscritti a vari Ordini professionali, al 2011 e in Italia.

Abbiamo 220 mila Ingegneri, 145 mila Architetti e 95 mila Geometri.

Giacché, grosso modo, i cittadini italiani sono 57 milioni, abbiamo 1 Ingegnere ogni 259 abitanti, 1 Architetto ogni 393 e 1 Geometra ogni 600.

Sommando insieme Ingegneri, Architetti e Geometri arriviamo a 460 mila unità: 1 Tecnico ogni 124 abitanti.

E’ storia vecchia. Abbiamo più volte evidenziato che i Tecnici (in particolare coloro che possono effettuare una progettazione architettonica) sono troppi, in Italia.

E’ sin troppo evidente che non è possibile ridurli sopprimendone fisicamente una parte (la cosa è considerata «reato»).

Allora che fare? Si potrebbe unire l’utile al giusto, attuando una illuminata e opportuna politica, che dia lavoro a tutti e, nel contempo, risolva atavici problemi di questo sciagurato paese.

Basterebbero solo due piani di intervento per risolvere la partita:

1) recuperare i Centri Storici e

2) porre serio rimedio al dissesto idro-geologico dell’Italia.

Lavorerebbero tutti: professionisti e imprese (grandi e piccole).
Sarebbe un affare. Si stima che, nell’ultimo mezzo secolo, siano stati spesi — nel nostro Paese — circa 4 milioni di Euro al giorno per riparare i danni provocati da alluvioni, frane, allagamenti, inondazioni e via dicendo. Solo gli idioti non hanno ancora compreso che occorrerebbe spendere di più nelle opere di prevenzione, il che salverebbe vite umane e conterrebbe i costi delle riparazioni dei danni (indubbiamente più limitati, se si attuasse un’intelligente politica di prevenzione). Insomma, se spendessimo per la prevenzione la metà dei soldi occorrenti per riparare i danni, non si potrebbe ottenere che i danni stessi si riducano drasticamente o, addirittura, si annullino? Gli esperti sono senz’altro d’accordo nel sostenere che sono molto più economici — e di più facile realizzazione — gli interventi preventivi che quelli di risanamento di frane in atto e di riparazione dei danni già manifestatisi.

Mi si dirà: «I soldi non ci sono». Ed io rispondo: «Per acquistare 131 caccia F-35, prodotti dalla statunitense Lockheed Martin, li avete trovati 15 miliardi di Euro? Allora, quando volete voi, i soldi ci sono?».

L’articolo di De Nicola, apparso su «la Repubblica» usa a sproposito il termine «lobby». Si dice, infatti, che i professionisti formino una «lobby».

Gli Architetti costituirebbero una «lobby» di 145 mila persone?

Sarebbe vero, se costoro avessero dei privilegi da difendere. Non è così. Sono state condotte serie indagini sulla situazione reddituale degli Architetti ed è emerso che « … la soglia di reddito tra i 20-40.000 euro di reddito annuo sia una barriera difficilmente superabile dalla maggior parte dei professionisti …» (pubblicazione dell’Ordine degli Architetti di Roma, curata da Matilde Fornari e Cecilia Pascucci, settembre 2010).

Il dizionario della lingua italiana parla chiaro: per lobby si intende un «gruppo di persone legate da interessi comuni e in grado di esercitare pressioni sul potere politico per ottenere provvedimenti a proprio favore, specialmente in campo economico e finanziario.»

Allora le categorie professionali non sono una «lobby».

Può essere una «lobby» quella dei Notai perché sono appena 4600 in Italia (1 ogni 12.400 abitanti), perché sono un circolo chiuso, perché hanno effettivamente dei privilegi.

Non può essere considerato appartenente a una «lobby» chi guadagna meno di 20.000 Euro annui, se tutto va bene. La situazione dei giovani è drammatica e non c'é chi non lo veda.

Non ci può essere la «lobby dei poveri». E’ un ossimoro. E’ un voler estendere il significato della parola «lobby» per includere tutto. Con le parole bisogna stare attenti. Voltaire diceva: «la parola “rosa” è profumata».

E’ vero che, nelle varie categorie professionali, possono essere presenti “minoranze” lobbistiche, persone alle quali questo stato di cose va bene.

Paradossalmente, il governo potrebbe varare liberalizzazioni che risultino se non gradite almeno "sopportabili" dalla minoranza lobbistica delle professioni e che stronchino la gran parte dei 2 milioni e passa degli iscritti agli Ordini. Questi ultimi, infine, che ruolo avranno? Cosa dovranno fare? Solo la tenuta dell’Albo?

Consiglierei la lettura di un libro fresco di stampa: Franco Stefanoni, «I veri intoccabili», Ed. chiarelettere, novembre 2011).

 
  

 

 

 

 

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