Apertura dei mercati in chiave concorrenziale: il passo della lettera del Presidente del Consiglio alla CE

In questo contributo, analizzeremo un passaggio indicativo della lettera che il Presidente del Consiglio, on. Silvio Berlusconi, ha inviato alla Comunità Europea e, specificatamente, il punto che riguarda "Apertura dei mercati in chiave concorrenziale".

Riportiamo, come al solito, la versione integrale per passare, poi, a qualche commento.

 "Già con il Decreto Legge n.138/2011 sono state adottate incisive misure finalizzate alla liberalizzazione delle attività d’impresa e degli ordini professionali e dei servizi pubblici locali. In particolare già si prevede che le tariffe costituiscano soltanto un riferimento per la pattuizione del compenso spettante al professionista, derogabile su accordo fra le parti. Il provvedimento sullo sviluppo conterrà recherà altre misure per rafforzare l’apertura degli ordini professionali e dei servizi pubblici locali.

Sempre in materia di ordini professionali, nella manovra di agosto, in tema di accesso alle professioni regolamentate, è stato previsto che gli ordinamenti professionali debbano garantire che l’esercizio dell’attività risponda senza eccezioni ai principi di libera concorrenza, alla presenza diffusa dei professionisti su tutto il territorio nazionale, alla differenziazione e pluralità di offerta che garantisca l’effettiva possibilità di scelta degli utenti nell’ambito della più ampia informazione relativamente ai servizi offerti. Inoltre, già in sede di conversione della manovra di luglio (DL n. 98/2011) è stato previsto che il Governo, sentita l’Alta Commissione per la Formulazione di Proposte in materia di Liberalizzazione dei Servizi, elaborerà proposte per la liberalizzazione dei servizi e delle attività economiche da presentare alle categorie interessate. Dopo 8 mesi dalla conversione del decreto legge, tali servizi si intenderanno liberalizzati, salvo quanto espressamente regolato".

Purtroppo si registra con rammarico che, probabilmente, l'Italia non è ancora pronta per una liberalizzazione, così come da anni richiede l'Europa.

 Come è noto, infatti, nel nostro paese vi è la più alta percentuale di architetti (uno ogni 470 abitanti, la media europea è 1 arch/1353 abitante; fonte "il profilo e gli scenari della professione di architetto", di Fornari - Pascucci, Prospettive editore - testo che approfondiremo in altra sede). Quando vi è, infatti, troppa domanda e pochissima offerta, in situazioni di mercato molto complicato, nervoso e con mezzi limitati, si ha un'unica soluzione per cercare di "sopravvivere": fare dei tagli per accaparrarsi il cliente (tristemente famosa è la vicenda di certificati energetici a bassissimo costo). A questo punto ci si chiede: chi controlla questi fenomeni?

Personalmente, resto dell'idea che la pluralità di offerte determini una scrematura delle prestazioni (più offerta, più possibilità di scelta per far emergere la qualità) con il consumatore che lentamente si abituerà a scegliere il professionista per le sue capacità piuttosto che per il dato di essere economicamente più vantaggioso: ma ci vorrà ancora un pò di tempo.

Guardiamo con fiducia tali proponimenti introdotti dalla missiva, tuttavia, sperando che oltre al rispetto dei tempi e delle modalità indicate, si possano avviare decisi interventi strutturali. Tutto questo, perchè, se da un lato si ribadisce una volta per tutte la necessità, da anni richiamata dalla Comunità Europea e dall'Antitrust, di una svolta decisa verso l'abbattimento di qualsiasi barriera anticoncorrenziale, dall'altro è necessario intervenire anche per cercare di riportare ordine nel caos tutto italiano, dove la discrezionalità ha determinato lo scenario dei giorni nostri.

Cosa faranno gli Ordini? Auspichiamo che possano accogliere con positività tali orientamenti, finalmente di respiro europeo, aprendo a possibili collaborazioni in tal senso, evitando le forme di irrigidimento del passato, per riuscire ad aprire una nuova fase di rinascita e sviluppo.

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