I costi della politica

Winston Churchill affermava: «È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora.»

Si può essere d’accordo. Anzi, è facile essere d'accordo.

E’ preferibile una dittatura che faccia star bene la gente o una democrazia che l’affama? Non ho dubbi: è sempre meglio una democrazia perché è giusto che il nostro destino sia quello che ci scegliamo, quello che deriva dalle scelte che operiamo, liberamente, in occasione delle varie scadenze elettorali (ad ogni livello, a partire dall’amministratore del condominio, fino – salendo – alla composizione del parlamento della Repubblica). Sbagliamo? Non fa niente. Sbagliando si impara e diventiamo … esperti. La più bella definizione di esperto è quella di colui il quale ha commesso tutti gli errori possibili (ovviamente dev’essere persona intelligente, che commetta sempre errori “nuovi”, traendo insegnamento da quelli del passato).

Aristotele definisce l’uomo un animale politico ed è ovvio che della Politica (uso la p maiuscola) non se ne può fare a meno. Di conseguenza, occorre accettare i costi della politica, purché siano quelli strettamente necessari.

Quanto costa, oggi, la politica in Italia? Non è facile rispondere. La UIL ha prodotto uno studio che esordisce così:

«Secondo le nostre stime, sono oltre 1,3 milioni le persone che vivono direttamente, o indirettamente, di politica.
Un esercito composto da oltre 145 mila tra Parlamentari, Ministri, Amministratori Locali di cui 1.032 Parlamentari nazionali ed europei, Ministri e Sottosegretari; 1.366 Presidenti, Assessori e Consiglieri regionali; 4.258 Presidenti, Assessori e Consiglieri provinciali; 138.619 Sindaci, Assessori e Consiglieri comunali.
A questi vanno aggiunti gli oltre 12 mila consiglieri circoscrizionali (8.845 nelle sole Città Capoluogo); 24 mila persone nei Consigli di Amministrazione delle 7 mila società, Enti, Consorzi, Autorità di Ambito partecipati dalle Pubbliche Amministrazioni; quasi 318 mila persone che hanno un incarico o una consulenza elargita dalla Pubblica Amministrazione; la massa del personale di supporto politico addetto agli uffici di gabinetto dei Ministri, Sottosegretari, Presidenti di Regione, Provincia, Sindaci, Assessori Regionali, Provinciali e Comunali; i Direttori Generali, Amministrativi e Sanitari delle ASL; la moltitudine dei componenti dei consigli di amministrazione degli ATER e degli Enti Pubblici.»

La UIL non mente e i conti – come ordine di grandezza – tornano: 78 parlamentari europei + 951 parlamentari nazionali + 1118 Consiglieri regionali + 3039 Consiglieri provinciali + 119046 Consiglieri comunali + 12541 Consiglieri circoscrizionali + 12820 Consiglieri comunità montane = 149593 eletti (nessuno stadio di calcio ha la capienza occorrente per accoglierli).

Dovremmo aggiungerci 278296 soggetti investiti di incarichi e consulenze (riempiamo tutti gli stadi italiani?).

Una stima credibile valuta i costi della politica in 2 miliardi di euro al mese, 24 miliardi di euro all’anno.

C’è il rischio che una riforma delle professioni incrementi l’esercito sopra tratteggiato.

Secondo la proposta di Legge Mantini,  (art. 22) «Gli ordinamenti di categoria prevedono i criteri sulla base dei quali l’Ordine territoriale può stabilire indennità per i membri dei diversi organi al fine di assicurare lo svolgimento del mandato senza pregiudizio economico,(…)» mentre la proposta del CUP (art. 19) è ancora più esplicita: «(…) le indennità dei consiglieri sono definite in modo di assicurare lo svolgimento del mandato senza pregiudizio economico (…)».

Giacché la Legge 14 settembre 2011 , n. 148 prevede « … l'istituzione di organi a livello territoriale, diversi da quelli aventi funzioni amministrative, ai quali sono specificamente affidate l'istruzione e la decisione delle questioni disciplinari e di un organo nazionale di disciplina. La carica di consigliere dell'Ordine territoriale o di consigliere nazionale è incompatibile con quella di membro dei consigli di disciplina nazionali e territoriali» cosa può succedere? Che anche i componenti delle «commissioni di disciplina» reclameranno una indennità.

E’ antipolitica la mia? Assolutamente no. Secondo Wikipedia «il termine antipolitica definisce l'atteggiamento di coloro che si oppongono alla politica giudicandola pratica di potere e, quindi, ai partiti e agli esponenti politici ritenendoli, nell'immaginario collettivo, dediti a interessi personali e non al bene comune.» E questo non è il mio atteggiamento. La politica è di fondamentale importanza e non si possono chiedere, ai politici, né i voti di povertà, né (di questi tempi) di castità, né tantomeno di obbedienza. E’ sacrosanto che un politico riceva un compenso adeguato (anche opportunamente elevato).

E’ possibile – mi chiedo – sottrarre appena 8 miliardi di euro ai costi della politica e dirottarli verso la scuola e la ricerca? Si può un po' diradare il sottobosco politico?

Se non fosse possibile, almeno è possibile non incrementare ulteriormente i costi della politica?

Per quanto mi riguarda procederei con una sequenza di NO e SI: abolirei le Municipalità (ex Circoscrizioni), lascerei i Comuni (dotandoli di maggiori risorse economiche), abolirei le Provincie e ridurrei (anche non di molto, ma solo di un 30%) i parlamentari. Ne risentirebbe la Democrazia? Non credo. Di certo, con i soldi risparmiati, potremmo sostenere i giovani. Sono d’accordo con il Presidente della Repubblica (oramai uno dei pochi riferimenti certi di questo Paese) allorché, nel discorso di fine anno 2010, affermò: «Se non apriamo a questi ragazzi nuove possibilità di occupazione e di vita dignitosa, nuove opportunità di affermazione sociale, la partita del futuro è persa non solo per loro, ma per tutti, per l'Italia : ed è in scacco la democrazia.»

Quindi, dirottando verso i giovani parte dei costi della politica eviteremmo uno scacco alla democrazia. Non certo la metteremmo in pericolo.

Pochi sanno che Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha rinunciato all'aumento dello stipendio, dal 2011 e fino alla scadenza del suo mandato, determinato dall'adeguamento all'indice dei prezzi al consumo.

Dovrebbe riaprire gli occhi Ernesto Nathan (il miglior Sindaco che Roma abbia mai avuto). Si narra che quando si insediò in Campidoglio chiese di visionare il bilancio del Comune e restò colpito dalla voce di spesa «frattaglie per gatti». Incuriosito, chiese spiegazioni e gli fu detto che il fondo serviva al  mantenimento di una nutrita colonia felina, utile a difendere dai topi i documenti custoditi negli archivi del Comune. Cosa fece Nathan? Osservando che i gatti meglio avrebbero potuto svolgere il loro prezioso ruolo se non fossero stati rimpinzati di frattaglie, cavò la sua penna stilografica dal taschino, cancellò con un bel frego  la voce di spesa e scrisse accanto: «Non c’è trippa per gatti».

E’ esattamente la nostra condizione attuale: «Non c’è trippa per gatti».

                           Ernesto Nathan (1845 - 1921)

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